Morte a Palermo

Morte a Palermo. Fatalità o colpa ?

Una giovane donna mi chiama e mi dice che un congiunto morì dopo un intervento chirurgico che sembrava fosse stato risolutivo.

Una vedova, mamma con due figli, che chiede aiuto, rimasta sola e in miseria che vuol vederci chiaro sul perchè l’uomo della sua vita non c’è più.

Il compito affidatomi non è semplice, nè lineare.

Da una parte evitare di alimentare speranze che non possono essere sostenute, dall’altra la riflessione, senza sentimenti, del medico legale che deve analizzare i fatti.

Leggerò attentamente le cartelle cliniche, indagherò la storia del deceduto, le sue abitudini, gli eventi trascorsi nel periodo prossimo e remoto della vita biologica,  senza fretta.

La cartella clinica mi appare incompleta, una grafica veloce, frettolosa, una compilazione approssimata di elementi anamnestici.

Il mio sguardo è attratto da alcuni esami ematochimici che mi suggeriscono un impegno tissutale grave.

Morte a Palermo. La morte come giunse ?

Più che comprendere gli ultimi attimi della vita di quest’uomo ciò che mi interessa nelle prime fasi è il nesso di causalità tra l’errore della condotta del sanitario o del presidio ospedaliero e il decesso.

Meno male che ho una staff di prim’ordine di medici specialisti di branca cui chiedere un parere e un’area legale che guarda gli aspetti della Dottrina.

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Morte dopo il parto

Morte, dopo il parto, di una donna che decise di partorire la sua seconda bambina, avendo scelto di avere vicino la mamma, nel suo paese natio, nel sud dell’Italia.
La gravidanza procedeva bene, Lei era in buona salute.
Tutto sembrava volgere verso il meglio, i controlli cui si era sottoposta erano sereni, esami ematochimici nella norma.
La donna muore per complicanze dovute al parto in circostanze da studiare e da approfondire.
Sono contattato dal vedovo per partecipare all’autopsia e per tutelare gli interessi degli eredi.
Il danno da perdita del rapporto parentale, cioè la sofferenza patita per aver perso una persona cara, in seguito ad un fatto illecito, è uno degli aspetti che saranno considerati sul valore del risarcimento globale che gli eredi hanno diritto.
Una battaglia nel Sud Italia mi attende.
Una morte dopo il parto che si poteva evitare.
Ho ciò che mi occorre, la mia formazione, il mio passato, le ore trascorse sui libri, i confronti, a volte aspri, con colleghi che osservano eventi da punti di vista diversi e per ciò giungono a conclusioni non condivise.
Sono già in auto. Attivo la mia libreria di Spotify.
Parto.
Questa volta da solo.
Con i miei pensieri e le speranze di chi difenderò.
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L’amministratore di sostegno si revoca

L’amministratore di sostegno si revoca, come nel caso in esame, in cui una donna mi racconta che ha un amministratore ma che si sente bene dal punto di vista psichico e non capisce perché non può gestire da sola il proprio patrimonio.
Il fatto mi incuriosisce ed io chiedo di visitarla, analizzare i fatti, osservare dove abita e come vive.
La convoco dapprima al mio studio e l’osservo, quindi analizziamo i vari aspetti tecnico giuridici e medicolegali, quindi ci riserviamo l’analisi dei dati.
La signora mi sembra non più malata di mente di tanti altri…
Acquisisco il mandato, comprendendo comunque che Ella non può certo darmi mandato personalmente proprio perchè affetta da patologia psichica.
Con il mio staff decido di far domanda al giudice di cambio dell’amministratore, affidando l’onere al fratello che ha le possibilità e la volontà di farlo.
Mi intriga molto una difesa medico legale in tale ambito, poichè ciò ribalta la convinzione che l’amministratore di sostegno una volta affibbiato diventi inamovibile. 
Invece egli/ella si revoca se ci sono le condizioni cliniche che dimostrano la capacità globale di amministrare il patrimonio e la propria vita.
La strategia è quella di ribaltare la diagnosi facendo visitare la paziente con il consenso del fratello da un consulente psichiatra e dall’area psicodiagnostica del mio staff clinico e medicolegale di studio su incarico permesso dal fratello che ci dà mandato, quando egli diventerà a sua volta amministratore.
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Decesso in seguito a caduta.

Decesso in seguito a caduta.
Una donna, passeggiando con la figlia, cade a terra in seguito alla trazione violenta del braccio, da dietro, per uno scippo esercitato alla figlia stessa.
La figlia durante la caduta trascina con sé la mamma che, anziana, rovina al suolo e avverte un grave dolore alla spalla destra.
La figlia chiama il 118 e conduce in PS la mamma ove diagnosticano una frattura ingranata e composta dell’omero destro.
La donna è dimessa con una fascia elastica, ma, a casa, inizia a lamentare dolore al femore destro, dove qualche anno prima aveva avuto una protesi.
A questo punto, riportata in PS, esegue la radiografia dell’arto inferiore e scopre di avere anche una frattura periprotesica del femore destro.
I sanitari scelgono di dimetterla con terapia medica e richiesta di un controllo radiografico a breve.
Ad una donna di più di ottant’anni con due fratture, senza eseguire esami diagnostici internistici, è consigliato così di andare a casa.
Durante la notte, affanno ingravescente, per cui è condotta in altro ospedale e di lì a poco muore.
Lo studio “Lorello & Partners” si fa carico, su invito degli eredi, di presenziare ed eseguire l’autopsia, per valutare le cause della morte e le eventuali correlate responsabilità.
Attendiamo gli esiti della Procura per esprimere in ambito penale le nostre riflessioni e avviare una probabile azione risarcitoria in ambito civile.
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